giovedì 23 gennaio 2014

Pistol Pete, il primo vero Showtime

Correva l’anno 1947, ad Aliquippa nasce una leggenda: Pete Pistol Maravich. L'infanzia del ragazzo fu all’insegna di una sola cosa: il pallone da basket. Gli piaceva tanto che non stava mai senza la palla da basket, ovunque, perfino al cinema si sedeva nei posti esterni per poter palleggiare anche durante il film.
Quel ragazzo bianco, quell’insignificante ragazzo bianco era davvero bravo. Anzi, più che bravo! E’ un fenomeno.

Al college la scelta ricade su LSU Louisiana State University dove suo padre era stato assunto come allenatore della squadra di basket. Sono quattro anni di puro divertimento per Pete che pur giocando da play dimostra delle immense doti realizzative.

Nel suo anno da matricola pur dovendo giocare con i suoi coetanei (all’epoca le matricole costituivano una squadra a sè) riempie la palestra ad ogni singola partita. Tutti andavano a vedere quel pizzico di magia che solo lui sapeva trasmettere. Poi vennero i tre anni di vero basket universitario, ma non sembrava fare molta differenza: al secondo anno infatti the Pistol tiene una media 43.8 ppg, battuta nel terzo con 44.2, e battuta ancora nel quarto con 44.5 punti a partita. Questo triennio di college si conclude quindi con 3667 punti, RECORD ASSOLUTO IN NCAA, solo che all’epoca non esisteva ancora il tiro da tre.


Nel 2005 fu eletto miglior giocatore di college nella storia, tuttavia anche al college, come nella futura NBA non vinse mai nulla di davvero importante con la squadra.


Infine, lo sbarco nella terra promessa. Gli Atlanta Hawks si accorgono subito della giovane stella di LSU, e lo scelgono con la terza scelta assoluta. Ad Atlanta tuttavia il giovane rookie non si adatta. Deve fare il secondo in una squadra già rodata, che segue gli schemi, e lui non segue gli schemi. Lui va controcorrente, lui deve essere diverso. Fin dai tempi del liceo, fin da quando era bambino.


Dopo 4 anni ai falchi Pistol Pete fu spedito a New Orleans, dove erano appena stati fondati i Jazz. Tuttavia la storia di questo expansion draft ha dell’incredibile: i Jazz cedono Dean Meminger e Bob Kauffman più quattro picks per quello che pensavano fosse più un fenomeno da baraccone che un giocatore. Infatti il loro intento è di sfruttare il ragazzo di Aliquippa per riempire l’arena e guadagnare più soldi. 

La sua difficile posizione inoltre era resa ancor più precaria dalla sua costituzione. Esile e debole The Pistol fu soprannominato così per le sue immense doti da tiratore, la sua unica sfortuna è che il tiro da tre fu inventato durante il suo ultimo anno di carriera.

Giocatore di contropiede, amava il tiro veloce e i passaggi improbabili, magari fatti spezzando solo il polso. Irrideva i lunghi avversari quelle volte che si buttava dentro semplicemente alzando la parabola: ne sa qualcosa un tale Mr 100 points in a game che più di una volta si è trovato a non raggiungere un pallone lanciato troppo in alto e troppo bene.

Nessuno poteva spaventare Pete, nessuno. Lui era semplicemente un passo sopra tutti gli altri, lui era la magia. Il resto della sua carriera è composto solo da cifre, cifre che recitano 24,02 punti di media in carriera (con una stagione a 31.1) e un career high di 68 punti in una partita.
La sua costituzione gli fu fatale: tentando una delle sue giocate Pete cadde male sopra il suo avversario, il suo ginocchio non lo resse. Continuò a giocare, ma da allora cambiò. Concluse la sua carriera nel 1980 ai Celtics della nuova scelta Larry Bird, dove il fisico ed il talento della squadra biancoverde lo ridusse a figura di panchina. La sconfitta nella finale gli chiuse anche la strada per il titolo, l’unico che abbia mai sfiorato in tutta la vita con una squadra.

Ormai era già tardi, si ritira, col ginocchio dolorante e con l’orgoglio ferito. Un lottatore, un guerriero solitario che ha sempre lottato per la vittoria e per dimostrare di essere il migliore sconfitto dalla solitudine e dall’eccessivo egoismo che gli è costato l’infortunio.

Muore nel 1988, il 5 di Gennaio giocando a basket con degli amici ha un attacco di cuore, nulla da fare. Peter Press Maravich, per i fan l’immenso Pistol Pete.


Mai forse nella prestigiosa lega americana ci fu un uomo più controverso. 

Toglietevi dalla testa le semplici trasgressioni di Rodman. 

Maravich cambiò quasi tutte le religioni, venne accreditato come pazzo, e negli ultimi anni della sua vita si dice che predicasse l’arrivo degli alieni sulla Terra. Genio e sregolatezza, ma un gran genio. 
Un talento e un modo di giocare che costituiranno un modello per Magic, e per moltissimi altri.
Tanto di cappello Pete, ormai sei storia, ma che storia... il primo vero showtime. 


" Pete was The Man. I'd just sit there and shake my head and say to myself: 'How'd he do that?' " MAGIC JOHNSON

" Pete was the original. He was the best ball handler I ever saw. Ever." PAT RILEY

" Oh my. He did things with the basketball that players - still today - can't do. If Maravich was playing today, he'd be a god." ISIAH THOMAS

" Oscar Robertson was the best guard I ever played against. Jerry West was the best I ever played with. And Pete is the best I've ever seen." ELGIN BAYLOR

" Like a master chess player, Pete Maravich saw things that nobody else did." BILL WALTON

" He was one of the truly great players that could fill an arena." LARRY BIRD

" Pistol Pete is a legend to all who understand the history of basketball." JASON KIDD

" I've got a lot of Pistol Pete in my game." STEVE NASH

" I learned all my tricks from Pete Maravich."
KOBE BRYANT