Il Mozart dei canestri. Il Mozart dei Balcani. Così veniva chiamato Drazen Petrovic. Soprannomi azzeccatissimi, perchè Drazen era un artista della palla a spicchi. Vederlo calcare un parquet di basket con le sue movenze fluide, delicate, eleganti e terribilmente efficaci era come infilare un paio di cuffie ed immergersi in una sinfonia di Wolfgang Amadeus Mozart. Poesia e musica in movimento.
Drazen nasce nel 1964 a Sibenik, in Croazia, nell'allora Jugoslavia unita. Giovanissimo passa dalla piccola squadra della sua città al glorioso Cibona Zagabria dove vince per due anni di fila, nel 1985 e 1986, la Coppa Europa. Si trasferisce poi al Real Madrid, ed è qui che comincia a costruire la sua leggenda. Nella vittoriosa finale di Coppa delle Coppe contro la Caserta di Oscar Schmidt, Esposito e Gentile realizza ben 62 punti.

Ma le prime due stagioni ai Blazers sono ricche di delusioni e i minuti in campo latitano. Portland era la squadra di Clyde The Glide Drexler, stella indiscussa della squadra che giocava nel medesimo ruolo di Drazen, ma oltre a questo doveva far fronte anche ai pregiudizi dei compagni di squadra che lo accusavano di egoismo.
Nella stagione successiva le cifre salgono ulteriormente: 22.3 punti a partita tirando con il 50% da due e il 45% da tre. E viene incluso nell'All-Nba Third Team insieme a giocatori del calibro di Scottie Pippen e David Robinson. In quell'anno, tra le guardie Nba, solo Michael Jordan e Joe Dumars gli stanno davanti. Ormai la diffidenza nei confronti dei giocatori europei non esiste più. Soprattutto grazie a Petrovic.
Il 1992 è un anno crocevia per il basket americano. Complici infatti le sconfitte nel 1988 a Seoul e ai Mondiali del 1990, alle Olimpiadi di Barcellona gli Stati Uniti si presentano per la prima volta con una squadra composta da giocatori professionisti dell'Nba e non più quindi giovani promesse universitarie, dando vita al primo e unico Dream Team. La Jugoslavia non esiste più, Drazen gioca per la sua Croazia con la quale arriva in finale contro gli imbattibili americani. Ma di fronte a loro non sfigura, realizza 24 punti, top scorer del match, dimostrando di poter stare benissimo in mezzo a tutti quei campioni.
Nel 1993 è al culmine della sua carriera, gli speaker Nba ad ogni suo tentativo da tre urlano "Petrovic for three!!" preannunciando un canestro imminente ed inevitabile. Drazen ha 29 anni, è nella sua piena maturità atletica e psicologica, è una stella Nba riconosciuta da tutti, anche dai suoi iniziali detrattori. La sua storia sembra una favola ma in realtà si trasforma in incubo. Il 7 giugno ci abbandona in seguito ad un incidente stradale in Germania, a causa della nebbia e di una cintura di sicurezza non allacciata. Lasciando un vuoto incolmabile nel mondo Nba e in tutta Europa. Sono passati esattamente 18 anni.
E' stato il più grande giocatore europeo di tutti i tempi. Grazie a lui sono stati sdoganati tutti i pregiudizi americani sui giocatori europei. Ha aperto una strada per i vari Kukoc, Schrempf, Smits, Stojakovic, Turkoglu fino agli attuali Gasol e Nowitki.
Ciao Drazen.
Buon articolo Ricky, io avrei linkato il video in cui Pet ne mise 44 in faccia a Mad Max e a tutta Houston...eheh
RispondiEliminaGrandissimo Drazen, un agonista nato, un leader e come hai detto te, probabilmente il miglior europeo di sempre.....
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