mercoledì 8 giugno 2011

Remembering Mozart



Il Mozart dei canestri. Il Mozart dei Balcani. Così veniva chiamato Drazen Petrovic. Soprannomi azzeccatissimi, perchè Drazen era un artista della palla a spicchi. Vederlo calcare un parquet di basket con le sue movenze fluide, delicate, eleganti e terribilmente efficaci era come infilare un paio di cuffie ed immergersi in una sinfonia di Wolfgang Amadeus Mozart. Poesia e musica in movimento.
Drazen nasce nel 1964 a Sibenik, in Croazia, nell'allora Jugoslavia unita. Giovanissimo passa dalla piccola squadra della sua città al glorioso Cibona Zagabria dove vince per due anni di fila, nel 1985 e 1986, la Coppa Europa. Si trasferisce poi al Real Madrid, ed è qui che comincia a costruire la sua leggenda. Nella vittoriosa finale di Coppa delle Coppe contro la Caserta di Oscar Schmidt, Esposito e Gentile realizza ben 62 punti.
Le porte dell'America sono ormai spalancate. Era stato scelto nel 1986 al terzo giro del Draft dai Portland Trail Blazers, che nello stesso anno scelsero pure Arvydas Sabonis. Portland in quel Draft si dimostrò molto capace e lungimirante, non come nel 1984.....(Sam Bowie davanti a un certo ragazzino da North Carolina...). Nel 1989 prende il volo per la National Basketball Association, nello stesso anno del lituano Marciulionis e del russo Volkov sdoganando l'ostracismo americano nei confronti dei giocatori europei.
Ma le prime due stagioni ai Blazers sono ricche di delusioni e i minuti in campo latitano. Portland era la squadra di Clyde The Glide Drexler, stella indiscussa della squadra che giocava nel medesimo ruolo di Drazen, ma oltre a questo doveva far fronte anche ai pregiudizi dei compagni di squadra che lo accusavano di egoismo.


La svolta arriva nel '91 quando, in una trade a tre tra Blazers, Nuggets e Nets, approda nel New Jersey, in una squadra giovane e in rampa di lancio, che garantisce a Petrovic il quintetto base e i minuti necessari per mettere in mostra tutte le sue qualità. Quella melodia stonata e un pò scordata suonata a Portland diventa una sinfonia regale, sontuosa ed armoniosa. Ai Nets arriva la definitiva consacrazione. Segna 20.6 punti a partita con percentuali fantastiche. In occasione della partita contro Houston, Vernon Maxwell, guardia dei Rockets, dichiarò nel prepartita: "Deve ancora nascere un europeo bianco che mi faccia il culo...". A fine partita il tabellino di Drazen recitava 44 punti.


Nella stagione successiva le cifre salgono ulteriormente: 22.3 punti a partita tirando con il 50% da due e il 45% da tre. E viene incluso nell'All-Nba Third Team insieme a giocatori del calibro di Scottie Pippen e David Robinson. In quell'anno, tra le guardie Nba, solo Michael Jordan e Joe Dumars gli stanno davanti. Ormai la diffidenza nei confronti dei giocatori europei non esiste più. Soprattutto grazie a Petrovic. 
Il 1992 è un anno crocevia per il basket americano. Complici infatti le sconfitte nel 1988 a Seoul e ai Mondiali del 1990, alle Olimpiadi di Barcellona gli Stati Uniti si presentano per la prima volta con una squadra composta da giocatori professionisti dell'Nba e non più quindi giovani promesse universitarie, dando vita al primo e unico Dream Team. La Jugoslavia non esiste più, Drazen gioca per la sua Croazia con la quale arriva in finale contro gli imbattibili americani. Ma di fronte a loro non sfigura, realizza 24 punti, top scorer del match, dimostrando di poter stare benissimo in mezzo a tutti quei campioni.


Nel 1993 è al culmine della sua carriera, gli speaker Nba ad ogni suo tentativo da tre urlano "Petrovic for three!!" preannunciando un canestro imminente ed inevitabile. Drazen ha 29 anni, è nella sua piena maturità atletica e psicologica, è una stella Nba riconosciuta da tutti, anche dai suoi iniziali detrattori. La sua storia sembra una favola ma in realtà si trasforma in incubo. Il 7 giugno ci abbandona in seguito ad un incidente stradale in Germania, a causa della nebbia e di una cintura di sicurezza non allacciata. Lasciando un vuoto incolmabile nel mondo Nba e in tutta Europa. Sono passati esattamente 18 anni.
E' stato il più grande giocatore europeo di tutti i tempi. Grazie a lui sono stati sdoganati tutti i pregiudizi americani sui giocatori europei. Ha aperto una strada per i vari Kukoc, Schrempf, Smits, Stojakovic, Turkoglu fino agli attuali Gasol e Nowitki.
Ciao Drazen.





2 commenti:

  1. Buon articolo Ricky, io avrei linkato il video in cui Pet ne mise 44 in faccia a Mad Max e a tutta Houston...eheh

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  2. Grandissimo Drazen, un agonista nato, un leader e come hai detto te, probabilmente il miglior europeo di sempre.....

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