lunedì 4 aprile 2011

Rubio: inevitabilmente Nba



Al di fuori dell'universo Nba, l'Eurolega è senza dubbio il palcoscenico migliore per un giocatore di pallacanestro. Per Ricky Rubio, guidare un team del calibro del Barcellona, all'età di 20 anni, è un tremendo onere e una fantastica opportunità. Ma probabilmente ha imparato tutto quello che poteva imparare giocando da professionista in Spagna e, se ritiene il basket la sua priorità, credo sia arrivato il momento di fare il salto oltreoceano.
Per arricchire il suo bagaglio tecnico, per mettere in risalto le sue abilità e per fare il definitivo salto di qualità dopo una stagione, quella attuale, costellata più da bassi che da alti.
Emblematica è stata la recente serie con il Panathinaikos. A Rubio è stato chiesto di svolgere più di un ruolo. Doveva limitare il tiratore Drew Nicholas e seguirlo in ogni blocco quasi fosse Reggie Miller, doveva negare al giocatore-chiave Diamantidis di prendere confidenza con il gioco e impedirgli di ricevere palla con frequenza e facilità. In attacco doveva iniziare gli schemi del Barca, far girare bene la palla e rifornire velocemente i lunghi.
In tutti questi aspetti non ha demeritato, anzi. Ma non può permettersi di non essere una minaccia offensiva. Solo 3 punti nella decisiva gara-4, 6 in gara-2 e 4 in gara-1. Unica nota lieta, i 16 punti in gara-3 con 4/5 dalla lunga distanza ma 2/8 da 2. Ecco il motivo per cui si è ritrovato spesso in panchina nei minuti finali.
Ricky sembra essere ingabbiato in un ruolo che enfatizza le sue debolezze piuttosto che i suoi punti di forza. Ha fatto tutto quello che il coach gli ha chiesto. Ma probabilmente gli è stato chiesto troppo poco. Il ruolo della point guard nel Barcellona si limita ad iniziare il gioco, difendere intensamente e condurre i pick and roll. Raro è stato vedere la squadra di Pascual spingere la palla, andare in contropiede e tenere i ritmi alti.
Situazioni di gioco in cui Rubio eccelle e che ha mostrato a tutto il mondo con la sua Nazionale contro Team USA.
Non è un tiratore affidabile, non ha un arresto e tiro mortifero ma ha il dono divino del passaggio. Sa sempre dove, come e quando il suo compagno vuole la palla. Sia che si tratti di una guardia, sia che si tratti di un lungo.
E' facile immaginare come la qualità del suo gioco sarebbe terribilmente diversa in Nba rispetto a quello che sta facendo in Europa. Per fare un confronto all'americana, dimenticatevi Pete Maravich o Steve Nash. Ricky non sarà mai un leggendario scorer come Pistol Pete o un sensazionale tiratore come Nash. Il confronto più verosimile si può fare con Rajon Rondo. Come Rondo, Rubio si trova più a suo agio in campo aperto e dà il meglio di se stesso quando è circondato da realizzatori. Hanno entrambi un talento innato per il rimbalzo e le palle recuperate e nessuno dei due necessita di segnare per rendersi efficace e temibile.
Rubio non ha ricevuto da Madre Natura la rapidità fulminante di Rondo, ma il suo senso del gioco e dell'anticipo rendono di lui un ottimo difensore in Europa.
E come Rubio sta soffrendo l'attuale sistema di gioco della sua squadra, la stessa cosa Rondo l'ha provata al college con Kentucky e con il modo di giocare dell'Ncaa.
Certi giocatori sono nati per giocare con i migliori giocatori nel miglior campionato del mondo. E Rubio è uno di questi.

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