lunedì 18 aprile 2011

The Biggest Trash Talkers


L'inizio dei Playoff Nba e il loro clima, la tensione che si respira mi fanno venire alla mente coloro che hanno trasformato il parquet in un palcoscenico in cui esibire non solo le proprie qualità tecniche e fisiche ma anche e soprattutto le proprie capacità oratorie.
Non si tratta di moderni Ciceroni ma sto parlando dei cosiddetti "trash talkers". Giocatori in grado di giocare una partita sia fisicamente che mentalmente attraverso anche l'uso della propria lingua lunga.
Chi sono i più grandi trash talkers del recente passato e presente Nba?

10) Ron Artest
Sicuramente uno dei giocatori più eccentrici del panorama Nba. E non ha mai dimostrato riluttanza alla lotta fisica. Inoltre, come tappo difensivo, è stato regolarmente nelle orecchie dei migliori giocatori, leggasi Paul Pierce e il suo attuale compagno di squadra Kobe. In sala stampa non si è mai morsicato la linguaccia, arrivando a definire certi avversari come non meritevoli dei suoi discorsi e attenzioni. Lui, a certi livelli, non si abbassa. Uno degli oratori più trash di tutti i tempi.

9) Rasheed Wallace
Sheed ha dato l'impressione in questi anni di non aver mai smesso di parlare quando si trovava sul parquet. E probabilmente le sue arti oratorie continuavano anche negli spogliatoi. Gli arbitri i suoi bersagli preferiti. Ma anche avversari e compagni di squadra. La sua collezione di falli tecnici, per questo motivo, non ha paragoni. Anche in questo preciso momento, nonostante il ritiro, sarà impegnato in qualche discorso più o meno trash. Magari con un vigile o con una nonnina.


8) Gary Payton
The Glove è stato una delle migliori point guard nella storia Nba ma si è anche distinto come uno dei più grandi trash talker. I suoi discorsi in campo derivavano da una ben precisa strategia. Lo rendevano più aggressivo e cercava di indurre i suoi avversari in problemi di falli. E i suoi bersagli erano studiati a tavolino, colpiva costantemente qualcuno, vedi Bobby Hurley, e se ne stava lontano da altri, vedi Michael Jordan.


7) Dennis Rodman
Prima di Ron Artest c'era lui sul parquet a far parlare di sè per la sua bizzarria e faccia tosta. Selvaggio in campo come fuori. Ma le analogie con Ron Ron non finiscono qui. Pure Dennis si dedicava all'arte del trash talking per innalzare il livello del suo gioco difensivo mettendo la museruola ai migliori giocatori. Un'apparizione nel mondo del Wrestling gli ha permesso di salire ad un livello superiore ed affinare i suoi discorsi spazzatura. Soprannominato The Worm non a caso.

6) Charles Barkley
Attualmente opinionista per la TNT, ha portato le sue abilità di trash talking oltre la carriera di giocatore professionista. Quando giocava, era solito imbattersi solo ed esclusivamente con i migliori. Nessun avversario era off limits, nemmeno sua maestà MJ. Questo suo comportamento e la mancanza di peli sulla lingua lo hanno portato a interpretare la famigerata pubblicità della scarpa col baffo "I am not a role model". A scuola si sarebbe meritato il premio di alunno più chiacchierone.

5) Reggie Miller
Le sua abilità nel far innervosire gli avversari stuzzicandoli verbalmente sono quasi pari alle sue abilità balistiche. Incarna il classico tipo di giocatore che ti arriva fin sotto la pelle tanto è viscido. Memorabili i suoi duelli con John Starks e le successive irriverenze nei confronti di Spike Lee. D'altronde si sa, il Madison Square Garden è sempre stato il suo parco giochi preferito. Anche se ora, da commentatore per la TNT, cerca di negare questo suo passato, non c'è dubbio che Reggie sia stato uno dei più grandi trash talker dell'intera Lega.



4) Larry Bird
Larry è riconosciuto da tutti come uno dei migliori giocatori di tutti i tempi ma il suo trash talking è spesso stato un aspetto sottovalutato del suo gioco. Durante la sua brillante carriera era solito chiedere prima della partita ai giovani raccattapalle delle altre squadre quale fosse il record di marcature individuali da battere in quel palazzo. Per far sapere loro che nessuno lo avrebbe fermato. E considerando che la sua pagina Wikipedia ha anche una sezione dedicata ai suoi exploit di trash talking, Larry the Legend si colloca sicuramente ai primi posti dei più grandi oratori trash della Lega.


3) Kobe Bryant
Kobe non è sicuramente entrato in punta di piedi in questa Lega. Era già uno dei migliori giovani e negli anni ha sviluppato il suo gioco arrivando a vincere 5 titoli e diventando il miglior giocatore dell'era post-Jordan. Di tutto questo ne è sempre stato molto consapevole e lo ha portato ad essere uno dei più grandi Ciceroni in versione trash sul rettangolo di gioco. A 22 anni Phil Jackson gli fece incontrare l'allora ritirato MJ e il primo commento di Kobe fu: "Posso portarti 1contro1?". Da quel momento la mascella di Bryant non si è mai fermata, privilegiando le migliori stelle della Nba, su tutti Allen Iverson, Shaq e Lebron James. Ha persino scambiato un pò di trash talking con il presidente degli Stati Uniti. Perchè Obama si sa, è un tifoso dei Bulls. Questo curriculum proietta Kobe direttamente al terzo posto.

2) Kevin Garnett
La fama di trash talker di KG è nota a tutto il mondo Nba. In un recente sondaggio di Sports Illustrated viene visto come il più abile e accanito interprete del ruolo, con un largo 60% di preferenze. Famoso il suo scherno e irriverenza nei confronti di giocatori come Calderon, Channing Frye, Tim Duncan e Jerryd Bayless. Ma questi sono solo alcune delle sue vittime. Sono solo le più recenti. Adesso, con l'inizio dei Playoff, si scatenerà contro qualcun'altro. Gli avversari sono tutti avvisati.



1) Michael Jordan
MJ è ampiamente considerato come il miglior giocatore della storia Nba e il suo spirito per la competizione non ha avuto rivali durante la sua carriera. La sua competitività lo ha spesso portato a violenti scontri dialettici,    e il suo talento e la sua onnipotenza cestistica gli hanno quasi sempre consentito di sostenere adeguatamente i suoi discorsi. Pure in questa classifica, numero 1.

giovedì 14 aprile 2011

Lebron batte Kobe


La National Basketball Association ha reso nota la classifica stagionale delle canotte più vendute per il 2010/2011. Al primo posto Lebron James scalza Kobe Bryant che era leader di questa speciale classifica dalla stagione 2008/09. King James si riprende la vetta per la prima volta dopo il 2004. Dietro ai due mostri sacri si classifica sorprendentemente al terzo posto Rajon Rondo, ormai un idolo assoluto e non più solo per i tifosi bostoniani. Le sue magie, i suoi assist, la sua sfacciataggine lo hanno ormai consacrato come il playmaker di riferimento di questa Lega. Almeno per i tifosi.
Una piccola rivincita per il Prescelto che, dopo aver visto quest'estate molte sue canotte dei Cavs bruciare, vede ora la sua numero 6 balzare in cima alle classifiche. Ma a mio avviso è un dato viziato. Nel senso che è dovuto soprattutto al suo cambio di squadra, alla novità, al cambio di numero. E al fatto di ritrovarsi in una squadra e in una piazza importante a differenza di Cleveland. Non è di certo il giocatore più amato, e la sua immagine pubblica negli ultimi tempi è stata spesso inquinata da diversi eventi. "The Decision" in diretta tv nazionale (imbarazzante), l'arresto della madre, i suoi aspri e cattivi commenti postpartita, la storia delle lacrime in spogliatoio sono solo alcuni esempi. Probabilmente è stato anche eletto come paladino dagli anti-Lakers, ma di sicuro non dai bostoniani, che lo vedono come uno degli avversari da battere con più gusto.
Sono presenti tutti e cinque i giocatori dei Celtics più rappresentativi, compreso Shaq, che vedendolo (in rari casi a dire il vero causa infortuni) in maglia Boston potremmo definirlo "sempreverde". Lo aspettiamo ai playoff.
Ecco la classifica completa.

Top 15 Most Popular Nba Jerseys:

1) Lebron James, Miami Heat
2) Kobe Bryant, Los Angeles Lakers
3) Rajon Rondo, Boston Celtics
4) Amare Stoudemire, New York Knicks
5) Derrick Rose, Chicago Bulls
6) Dwayne Wade, Miami Heat
7) Kevin Durant, Oklahoma City Thunder
8) Carmelo Anthony, New York Knicks
9) Dwight Howard, Orlando Magic
10) John Wall, Washington Wizards
11) Blake Griffin, Los Angeles Clippers
12) Shaquille O'Neal, Boston Celtics
13) Ray Allen, Boston Celtics
14) Paul Pierce, Boston Celtics
15) Kevin Garnett, Boston Celtics

Lebron VS Kobe. Un duello che si ripeterà nelle Finals?

lunedì 11 aprile 2011

Teach me how to Jimmer


Jimmer Fredette potrebbe non essere selezionato tra i primi dieci giocatori del prossimo Draft Nba ma è senza dubbio il giocatore più chiacchierato tra coloro che si sono dichiarati eleggibili. La sua facilità nel segnare valanghe di punti, il suo raggio di tiro pressoché illimitato fanno di lui un attaccante mortifero. Ma riuscirà a confermarsi tra i pro? Molti esperti, molti giornalisti e molti giocatori si sono espressi sul suo conto, chi in maniera favorevole chi meno. Eccone una rassegna.

The Bad:

Colin Cowherd: "We're looking for stories. If his name was Jim Fredette, James Fredette, but it's Jimmer.... It's the 50s bab, and we just fell for it. That guy, trust me, is coming to an Nba bench near you."

Rick Reilly: "Until he shows more interest in defense than a blind man has in rainbows, he's going to spend most of his Nba life sitting on padded folding chairs."
"...you think this barely 6-2 kid with no speed and YMCA hops can be the next Maravich or Ainge or Westbrook? Fredette about it."


Ken Berger: "The problem at the next level for Fredette will be a daunting combination of poor lateral quickness and lack of height for his position."


Chris Broussard: "I hope I'm wrong, but I believe Jimmer is going to struggle at the next level. At 6-foot-2, he's too small to play shooting guard, and I'm not sure he has the point guard skills and instincts to be an Nba starter. At best, he'll be a contributor off the bench."


On the Fence:
Paul Pierce: "I love Jimmer Fredette; best player in college. I think he can be a solid pro. He's a really good scorer. I don't know how that translates in the Nba with so many great point guards and athletes but I think he has a high basketball I.Q. and I think he'll have success."

Aran Smith: "Lacks of athleticism to finish at the rim but he is creative at finding ways to score on drives using floaters. Not a natural point guard but he's developing his skills."


Derrick Rose: "I saw him play during the summer for the USA team. He's not surprised me with what he's been doing this year. The way he was playing with the USA team, he was playing great. He played with a lot of confidence. He's a great scorer. He's leading his team the way he's supposed to."

Pete Thamel riporta le dichiarazioni di uno degli assistant coach di BYU: "We expect so much of him on the offensive end. We can't afford to have him in foul trouble. He's a much, much better defensive player than he's given credit for. A lot of that is part of our gmae plan."


The Good:
Russel Westbrook:" I've seen Jimmer play. He's a great, great, great, great guard. I know he's going to do well at the next level. I know just from watching him that he's going to be a great Nba player."

Jonathan Givony: "Fredette is much more than just an outside shooter. He also gets to the free throw line at a nice rate (7.2 attmpts per 40 minutes) and is generally effective scoring inside the arc at the college level. His pull-up jumper translates well to the mid-range area, and he has a very strong frame and outstanding touch, which he uses to finish around the basket, often utilizing the glass in impressive fashion."


Kevin Love: " I love the Jimmer. I think he's a great player. He's the type of player, I think, who can come in and have a good impact at this level. He's a guy I admire. I think he can make a big impact. A lot of people have compared him to a young Stephen Curry and that's a pretty good comparision. Steph has had a lot of success in this league and he's determined to become a better player. I think with Jimmer, it's the same way."


Kenny Smith:" He's going to be a great Nba player. The way you score in the Nba is the way he scores in college basketball, off the pick and roll, off open shots and off the dribble. He does all of those things extremely well."

Barack Obama: " Unbelievable. Best scorer obviously in the country. Great talent."
Doc Rivers: " I love him. He's terrific. I've seen the Espn clips and going by the clips, he's a superstar. The kid's going to be a good Nba player. We get lost in what kids can't do and we should focus more on the things they can do and try to accent that. He can get his own shot."


Steve Kerr: " I've seen him on film a lot. I love him. There are some legitimate questions about wheter he's a one or a two guard. But the guy can flat-out score with deep range, catch and shoot or off the dribble. He's got a really speciale gift for scoring. A guy like that will always be able to find a place to play. I think he'll be a pro for a long time. Defensively, he'll struggle. He's going to have to go out there and guard Deron Williams, Rondo and Derrick Rose but everybody struggles to guard those guys. He's a competitor and he's got a special gift as a player. He's very smart."


A mio avviso le parole più sagge sono quelle di Doc Rivers. Non dobbiamo essere troppo condizionati dalle mancanze di un giocatore quando possiede delle qualità invidiabili. Nel caso di Fredette le sue qualità sovrastano di gran lunga i punti deboli che peraltro sono migliorabili. Sono convinto che Jimmer riuscirà a ritagliarsi un buon spazio tra i pro, considerando anche il suo spirito competitivo e la sua costante voglia di migliorarsi.


giovedì 7 aprile 2011

Draft Predictions



Dopo il successo di UConn si chiude la stagione Ncaa ma si apre quella relativa ai tormentoni pre-draft che ci terranno impegnati per i prossimi due mesi. Chi sarà la prima scelta? Quali saranno le sorprese? Quali giocatori europei verranno selezionati? Proviamo a sbizzarrirci immaginando lo scenario che si verrà a creare prossimamente, pronosticando i primi 15 giocatori che verranno scelti.

1. Derrick Williams, SF/PF, Arizona
Williams è in grado di fare di tutto sul parquet. E' un'ala grande superatletica, veloce e che lavora duro nelle vicinanze del ferro. E' inoltre in grado di tirare dalla lunga distanza, oltre il 56% nell'ultima stagione. Eccelle come difensore e come rimbalzista, un pò meno come stoppatore. Ma questa è l'unica vera pecca del suo gioco. Sarà lui la prima scelta.


2. Kyrie Irving, PG, Duke
Più di una squadra vedrà in lui il proprio playmaker del futuro ma difficilmente scivolerà oltre la seconda posizione. C'è chi lo vede addirittura prima scelta assoluta ma il recente infortunio lo penalizzerà. E' il miglior passatore dell'intero draft, rapidissimo, un ottimo decision-maker e se c'è bisogno sa anche segnare. In aggiunta è una sentenza automatica dalla linea del tiro libero. Unica nota negativa l'altezza, è un 6'2". Nel migliore dei casi sarà il nuovo Chris Paul, nel peggiore il nuovo Felton.


3. Harrison Barnes, SF, North Carolina
Un'ala piccola che può tirare da qualsiasi posizione in campo. Sa attaccare il canestro, e spesso concludere con una schiacciata, ma è anche un ottimo tiratore dalla lunga distanza. Non si è però ancora dichiarato eleggibile per il draft ma rappresenta il prototipo ideale della small forward Nba. Super.


4. Perry Jones, SF/PF, Baylor
E' un prospetto più unico che raro perchè ha le skills di una guardia ma l'altezza di lungo. Longilineo, con un'apertura alare incredibile e un atletismo straordinario. Deve assolutamente sistemare il tiro da fuori, che non è del tutto assente, ma che non rappresenta una minaccia costante per le difese avversarie. Deve migliorare inoltre in difesa e nella scelte delle conclusioni, spesso troppo fuori controllo ma dettate da una sicurezza nei propri mezzi già elevatissima. Ma l'eccezionale velocità di piedi e nei movimenti laterali rendono di lui un magnifico prospetto per il ruolo di ala tra i pro, sia small sia power.


5. Enes Kanter, C, Kentucky
Nonostante abbia perso l'intera ultima stagione, ha dimostrato già abbastanza in passato per meritarsi una scelta nelle primissime posizioni. Alto, forte fisicamente, non ha paura dei contatti, buona visione di gioco e ottime qualità nei passaggi.  E' il miglior pivot del draft.


6. Kemba Walker, PG, Connecticut
Ha guidato gli Huskies al titolo con la sua leadership e con le sue qualità. Velocissimo e in grado di segnare in qualsiasi maniera. Può diventare una sorta di Jason Terry al livello superiore. E' forte fisicamente e ha migliorato notevolmente il suo jump shot. Deve migliorare come passatore se vuole ambire ad una carriera luminosa nei pro.



7. Jan Vesely, SF/PF, Partizan Belgrado
Dopo la rinuncia al Draft nel 2010 si ripresenta quest'anno ancora più forte, completo e maturo, frutto anche dell'esperienza con il Partizan nelle Final Four di Eurolega dove ha giocato da protagonista. Sarebbe un'ala piccola ma nella sua carriera ha ricoperto tutti i ruoli, fatta eccezione per quello di play. Veloce, con una coordinazione incredibile data l'altezza e con una micidiale predisposizione per il gioco in campo aperto. Punti deboli il tiro da fuori, ancora non molto efficace, e la difesa, dove troppo spesso si ritrova con problemi di falli. Ma è senza dubbio il giocatore europeo con il maggior potenziale.



8. Brandon Knight, PG, Kentucky
Ha continuato ad impressionare guidando i suoi Wildcats alle Final Four. E' un altro giocatore dotato di una notevole rapidità, dispone di un ottimo jump shot ed è uno dei migliori clutch player del panorama college. Deve però diventare più consistente se vuole eccellere tra i pro.



9. Donatas Motiejunas, PF, Benetton Treviso
Lungo atletico e con due mani dolcissime. Sa segnare anche da tre ma è diventato letale dalla media. La combinazione di altezza, rapidità e talento sarà un mix vincente per il successo in Nba. Ancora un pò magrolino, ma ha solo 20 anni ed il futuro dalla sua parte.


10. Kawhi Leonard, SF/PF, San Diego State
Alto 6'7" è troppo piccolo per il ruolo di ala grande in Nba e poco dotato balisticamente e offensivamente per il ruolo di ala piccola. Ma si diceva lo stesso di tanti altri giocatori che poi sono riusciti a ritagliarsi uno spazio al piano di sopra. Deve migliorare il suo tiro ma la sua abilità e tenacia nel tirar giù i rimbalzi e il suo "fiuto" per la palla semplicemente non si possono insegnare. Può diventare il nuovo Gerald Wallace.


11. Jimmer Fridette, PG, Brigham Young
Ha avuto una leggendaria carriera a BYU elettrizzando non solo la scuola ma l'intero mondo del college basketball per la sua incredibile capacità di segnare da ogni parte e da ogni distanza. Tiratore micidiale, è però solo un 6'2", troppo piccolo per il ruolo di guardia in Nba, e non ha un grande atletismo nè rapidità. La sua carriera tra i pro è un punto di domanda. Secondo me saranno i Warriors a scommettere su di lui.


12. Jonas Valanciunas, C, Lietuvos Rytas
Il potenziale è da primissime scelte ma ci sono alcuni aspetti che lo faranno scivolare indietro. Fisicamente troppo esile, per uno della sua altezza 95kg sono veramente pochi. Ma fortunatamente il fisico è sviluppabile. Un pò troppo scoordinato e a livello difensivo ancora molto ingenuo e con problemi di posizionamento che gli costano frequenti problemi di falli. Ma offensivamente è un giocatore interessantissimo per la gamma di movimenti di cui dispone, sia spalle a canestro (indifferentemente con la mano sinistra o destra) sia fronteggiando il ferro. Mano morbida e con braccia infinite che gli consentono di tirare senza troppo disturbi. Buon rimbalzista e intimidatore. Chi se lo porta a casa rischia un pò ma non rimarrà deluso.




13. Alec Burks, PG/SG, Colorado
A metà strada tra un playmaker e una guardia è in grado di segnare in molti modi. Molto aggressivo dal punto di vista agonistico e ottimo rimbalzista nonostante l'altezza. Ha una meccanica di tiro fluida e veloce ma non è ancora affidabile dalla lunga distanza. Deve alzare il livello del suo gioco in difesa dove spesso pecca di mancanza di concentrazione e convinzione.





14. Terrence Jones, SF/PF, Kentucky
Destinato tra i pro a ricoprire il ruolo di ala piccola, con un fisico solido, è dotato di ottimi fondamentali e corre bene in transizione. Completo e versatile offensivamente, con un atletismo che gli permette di attaccare il ferro e con un discreto tiro dalla media. Ma la meccanica è da rivedere, un pò troppo lenta e macchinosa. Se vuole giocare da small forward deve migliorare il ball-handling e la velocità dei piedi. Non mi sorprenderei a vederlo più in alto della 14a posizione.





15. Marcus Morris, PF, Kansas
Un'ala grande di 6'9" con un buon talento offensivo e una buona predisposizione per i rimbalzi. Un'ottimo atleta che sa fronteggiare il canestro e piazzare un tiro dalla media. Verrà scelto poco prima del fratello Markief, compagno di squadra e di reparto a Kansas ma meno dotato tecnicamente.


lunedì 4 aprile 2011

Rubio: inevitabilmente Nba



Al di fuori dell'universo Nba, l'Eurolega è senza dubbio il palcoscenico migliore per un giocatore di pallacanestro. Per Ricky Rubio, guidare un team del calibro del Barcellona, all'età di 20 anni, è un tremendo onere e una fantastica opportunità. Ma probabilmente ha imparato tutto quello che poteva imparare giocando da professionista in Spagna e, se ritiene il basket la sua priorità, credo sia arrivato il momento di fare il salto oltreoceano.
Per arricchire il suo bagaglio tecnico, per mettere in risalto le sue abilità e per fare il definitivo salto di qualità dopo una stagione, quella attuale, costellata più da bassi che da alti.
Emblematica è stata la recente serie con il Panathinaikos. A Rubio è stato chiesto di svolgere più di un ruolo. Doveva limitare il tiratore Drew Nicholas e seguirlo in ogni blocco quasi fosse Reggie Miller, doveva negare al giocatore-chiave Diamantidis di prendere confidenza con il gioco e impedirgli di ricevere palla con frequenza e facilità. In attacco doveva iniziare gli schemi del Barca, far girare bene la palla e rifornire velocemente i lunghi.
In tutti questi aspetti non ha demeritato, anzi. Ma non può permettersi di non essere una minaccia offensiva. Solo 3 punti nella decisiva gara-4, 6 in gara-2 e 4 in gara-1. Unica nota lieta, i 16 punti in gara-3 con 4/5 dalla lunga distanza ma 2/8 da 2. Ecco il motivo per cui si è ritrovato spesso in panchina nei minuti finali.
Ricky sembra essere ingabbiato in un ruolo che enfatizza le sue debolezze piuttosto che i suoi punti di forza. Ha fatto tutto quello che il coach gli ha chiesto. Ma probabilmente gli è stato chiesto troppo poco. Il ruolo della point guard nel Barcellona si limita ad iniziare il gioco, difendere intensamente e condurre i pick and roll. Raro è stato vedere la squadra di Pascual spingere la palla, andare in contropiede e tenere i ritmi alti.
Situazioni di gioco in cui Rubio eccelle e che ha mostrato a tutto il mondo con la sua Nazionale contro Team USA.
Non è un tiratore affidabile, non ha un arresto e tiro mortifero ma ha il dono divino del passaggio. Sa sempre dove, come e quando il suo compagno vuole la palla. Sia che si tratti di una guardia, sia che si tratti di un lungo.
E' facile immaginare come la qualità del suo gioco sarebbe terribilmente diversa in Nba rispetto a quello che sta facendo in Europa. Per fare un confronto all'americana, dimenticatevi Pete Maravich o Steve Nash. Ricky non sarà mai un leggendario scorer come Pistol Pete o un sensazionale tiratore come Nash. Il confronto più verosimile si può fare con Rajon Rondo. Come Rondo, Rubio si trova più a suo agio in campo aperto e dà il meglio di se stesso quando è circondato da realizzatori. Hanno entrambi un talento innato per il rimbalzo e le palle recuperate e nessuno dei due necessita di segnare per rendersi efficace e temibile.
Rubio non ha ricevuto da Madre Natura la rapidità fulminante di Rondo, ma il suo senso del gioco e dell'anticipo rendono di lui un ottimo difensore in Europa.
E come Rubio sta soffrendo l'attuale sistema di gioco della sua squadra, la stessa cosa Rondo l'ha provata al college con Kentucky e con il modo di giocare dell'Ncaa.
Certi giocatori sono nati per giocare con i migliori giocatori nel miglior campionato del mondo. E Rubio è uno di questi.

domenica 3 aprile 2011

A ciascuno il suo Premio

La stagione volge al termine ed è quasi arrivato il momento di assegnare i premi finali. Se qualcuno di essi pare già scontato, altri sembrano ancora incerti e senza un vero padrone.

Most Valuable Player:
Per me, ma credo che tutti siano d'accordo, Derrick Rose merita il premio di Mvp della stagione. Rose ha migliorato il suo gioco in ogni suo aspetto, è diventato un miglior passatore, ha affinato il tiro dalla distanza e ha guidato i Bulls fino alla vetta della Eastern Conference, non facendo pesare le varie assenze di Boozer e Noah. 25 punti di media, quasi 8 assist e poco più di 4 rimbalzi a partita possono bastare. Idolo.

Altri candidati: Lebron James, Kobe Bryant, Kevin Durant




Rookie of the year:
Anche questo un riconoscimento quasi scontato. Blake Griffin vincerà questo premio a mani basse, se non bassissime oserei dire. Troppo inconsistenti gli altri rookie per poter insidiare la supremazia di Blake. Si tratta di una matricola atipica perchè è stato scelto l'anno scorso ma a causa di seri problemi al ginocchio è stato costretto a saltarla per intero. E proprio questo aspetto rende ancora più incredibile la sua stagione costellata da costanti azioni da Top Ten. E' riuscito nell'impresa di rendere i Clippers una squadra interessante.

Altri candidati: John Wall, DeMarcus Cousins, Landry Fields




Coach of the year:
Tom Thibodeau. Un nome, una garanzia. Dopo anni da assistente di Doc Rivers si è preso finalmente il palcoscenico che si meritava. Prima del suo arrivo i Bulls erano una discreta squadra ma facevano fatica a raggiungere le 45 vittorie stagionali. Ora sono i leader della Eastern Conference davanti a due superpotenze come Boston e Miami e sono destinati a finire con un record di 60 vittorie. Thibodeau ha trasformato Chicago in una macchina perfetta a livello difensivo. Vediamo se si confermeranno nei playoff.

Altri candidati: Doug Collins (Philadelphia), Lionel Hollins (Memphis), Gregg Popovich (San Antonio)





Defensive Player of the year:
L'armadio che i Magic possono permettersi di schierare in mezzo all'area è di certo il più serio candidato per questo tipo di premio. In Nba si tende più a premiare, dal punto di vista difensivo, i grandi intimidatori e stoppatori o i grandi rimbalzisti. Poi presi uno per uno questi giocatori non sono dei grandi difensori 1c1, non sanno marcare il proprio avversario come da manuale europeo, ma sono soprattutto bravi nell'aiuto difensivo, nella stoppata in aiuto e nel tirar giù una montagna di rimbalzi. Howard è l'emblema di questo tipo di giocatore, 14 rimbalzi di media e più di 2 stoppate fanno di lui la presenza difensiva più importante della Lega.

Altri candidati: Serge Ibaka, Andrew Bogut, Andre Iguodala




Sixth Man of the year:
Lamar Odom su tutti. Vero che in alcune partite è partito in quintetto a causa dell'assenza di Bynum ma la maggior parte delle volte è stato il primo uomo a uscire dalla panchina per i campioni in carica. E che uomo. Un giocatore che non parte in quintetto che ti fa 14 punti di media, ti cattura quasi 9 rimbalzi e ti smazza 3 assist e il sogno di qualsiasi allenatore. Sta tirando inoltre con percentuali strepitose, 53% da 2 e quasi il 40% da 3. Un rebus per qualunque difesa avversaria.

Altri candidati: Jason Terry, Jamal Crawford, Louis Williams




Most Improved Player:
Kevin Love quest'anno è passato da essere un buon giocatore, solido, di sostanza, senza fronzoli, a essere una superstar assoluta meritandosi la convocazione all'All Star Game nonostante la militanza in una squadra disgraziata come i Timberwolves. Con la striscia infinita di doppie doppie ha raggiunto un mostro sacro come Moses Malone e ha impreziosito la sua splendida stagione con una partita da 31 punti più 31 rimbalzi. Sì avete capito bene, 31+31!!! 20 punti di media con oltre 15 rimbalzi, l'anno scorso invece 14+11. Se non lo merita lui questo premio....

Altri candidati: Derrick Rose, Russel Westbrook, Nick Young




Già che ci siamo proviamo a ipotizzare anche i tre Nba All Team.


First Team: Derrick Rose, Kobe Bryant, Lebron James, Kevin Durant, Dwight Howard

Second Team: Russel Westbrook, Dwayne Wade, Carmelo Anthony, Dirk Nowitzki, Amare Stoudamire

Third Team: Rajon Rondo, Deron Williams, Manu Ginobili, Blake Griffin, Pau Gasol

sabato 2 aprile 2011

Quale futuro per Steve Nash?


Da un pò di anni circolano voci su di un possibile addio di Steve Nash ai Phoenix Suns per cercare di raggiungere il tanto agognato titolo. Senza dubbio il canadese è il leader dello spogliatoio dei Suns, colui che controlla tutto il gioco d'attacco della squadra ed il vero veterano insieme a Grant Hill. Ma quest'estate lui e il management del team dell'Arizona si troveranno di fronte a scelte che potranno portare ad un sereno divorzio dopo un matrimonio durato 7 splendidi anni. Esiste anche nel basket la crisi del settimo anno?
I Suns prima o poi dovranno pensare ad una ricostruzione. Dopo la perdita di Stoudemire, quest'anno non parteciperanno nemmeno ai playoff ed una rivoluzione pare inevitabile. Una trade con attore protagonista Nash e magari qualche altro giocatore potrebbe essere il primo passo per rivitalizzare una squadra che pare essere entrata in una traiettoria di parabola discendente. Proviamo ad immaginare alcune possibili e verosimili destinazioni per il due volte Mvp.

1. Atlanta
Gli Hawks sono interessati da tempo a lui. Dispongono attualmente di Hinrich e Teague come playmaker, si tratta di buoni giocatori, ma non di campioni. Nash potrebbe permettere alla squadra di fare il tanto atteso salto di qualità per sfidare le potenze della Eastern Conference. Pensate ad un quintetto con Nash, Joe Johnson, Marvin Williams, Josh Smith e Al Horford. Non male no?

2. Dallas
Mark Cuban non è nuovo a colpi di scena e un'eventuale ritorno di Steve a Dallas non farebbe altro che confermare la sfrontatezza di tale proprietario. Nash tornerebbe a giocare con il suo amico Nowitzki per cercare di portare a Dallas il titolo sfuggente. Di contro, il ritorno del canadese, potrebbe offuscare e ritardare l'esplosione del giovane talento francese Beaubois. Indipendentemente da questo, sarebbe interessante rivedere Nash in maglia Mavs.

3. Portland
Per arrivare al playmaker canadese i Blazers non ci penserebbero due volte a sbarazzarsi di Andre Miller, da tempo dato come partente. Si sa che Portland farebbe di tutto per portarsi a casa uno come Nash. Il quale sarebbe responsabile dell'agguerrita truppa di ragazzi di cui dispongono i Blazers e consentirebbe loro di crescere e fare il salto di qualità definitivo. Immaginatevi un quintetto con Nash, Brandon Roy (sano), Gerald Wallace, LaMarcus Aldridge e Marcus Camby. Con Wesley Matthews e Nicholas Batum pronti a uscire dalla panchina. Wow.

4. Miami
Gli Heat attualmente hanno sistemato il reparto playmaker con il veterano Mike Bibby ma qualcosa mi dice che Steve sarebbe benvenuto a braccia aperte. Nash sarebbe il playmaker perfetto per questi Heat. E' molto altruista e non ha bisogno di segnare per rendersi protagonista del gioco. Difficile che arrivi con una trade quest'estate (gli Heat non hanno giocatori appetibili da scambiare), più facile che arrivi come free agent nell'estate 2012. Se ciò accadesse Miami sarebbe la favorita numero uno per il titolo. Ma sarebbe troppo bello vedere giocare insieme Nash, Wade e James.

5. New York
Se qualcuno di voi pensa che Nash non possa prendere in seria considerazione l'idea di riabbracciare Mike D'Antoni e Amare Stoudemire allora vuol dire che c'è qualcosa di sbagliato in voi. Detto questo, non voglio dire che Ney York sarà la prossima destinazione di Steve, ma ci sono buone possibilità che ciò avvenga.
Con Nash al comando in cabina di regia, i Knicks disporrebbero di una squadra con tre tenori, tre veri All-Star, e il gioco di Anthony e Amare non potrebbe che trarne beneficio. Aggiungiamo giocatori come Landry Fields e Tony Douglas, così la squadra sarebbe più che competitiva.

6. Orlando
I Magic sono stati spesso al centro di rumors come prossima destinazione di Nash. Si è spesso rumoreggiato su di una possibile partenza di Nelson a favore di un playmaker più consistente che possa condurre i Magic a conquistare l'anello solo sfiorato contro i Lakers. Il canadese formerebbe con Howard un formidabile asse play-pivot e consentirebbe al giovane centro di poter ambire al titolo di Mvp.


venerdì 1 aprile 2011

NBA Playoff predictions - The Finals


I più nostalgici e i più romantici speravano in un repeat della Finale dell'anno scorso, ma cosa si può chiedere di più di uno scontro tra i due (facciamo anche tre) giocatori più forti del pianeta??
I Lakers godranno del vantaggio del fattore campo ma non dimentichiamoci che gli Heat hanno sbancato Los Angeles giusto il giorno di Natale nel Xmas match in diretta nazionale. Ma quelli erano la copia sbiadita dei Campioni in carica e quella partita è stata contraddistinta più dai demeriti dei padroni di casa che dai meriti della truppa di coach Spoelstra, senza nulla togliere a quest'ultimi.
Più che il fattore campo risulterà decisivo alla fine il confronto tra i due allenatori. Troppo esperto e troppo astuto Coach Zen per lasciarsi sfuggire il quarto 3peat per mano del delfino di Pat Riley.
Ma sarà uno spettacolo per i nostri occhi vedere in campo contemporaneamente Bryant, James, Gasol, Wade, Odom e Bosh. Uno spettacolo scandito non da azioni da Nba Action, ma da agonismo puro, atletismo, spirito competitivo e forza mentale che ogni protagonista metterà sul parquet. Scordiamoci i punteggi alti, questi sono i Playoff. Queste sono le Nba Finals, dove ci si gioca un'intera stagione e, per alcuni, un'intera carriera.
Oltre al maggior impatto e carisma del coach, i Lakersavranno dalla loro una supremazia a livello di back-court. Gasol e Bynum domineranno l'area pitturata. Sarà curioso scoprire come Artest interpreterà il ruolo di metti-la-museruola-a-Lebron, se la metterà sul piano personale come con Double P Paul Pierce o si limiterà ad un arginamento solo dal punto di vista tecnico.
Comunque sia, gli Heat hanno ancora tanta strada da fare per raggiungere il titolo, devono ritenersi soddisfatti per essere arrivati alle Finali al primo tentativo dell'era Lebron. Il gruppo va plasmato e devono essere aggiunti giocatori funzionali al sistema e non logori veterani dal passato glorioso ma dall'incerto presente che si accontentano del minimo salariale per giocare a fianco a Wade e James.
Per i Lakers, per coach Phil Jackson e per Kobe un altro Three-peat che va ad eguagliare quelli collezionati dai Bulls. Un titolo che proietta Bryant nell'Olimpo degli Dei di questo sport, subito dietro a Sua Maestà MJ.
Lakers in 6